Le foreste pluviali venivano considerate come le più grandi “farmacie del mondo” proprio per la biodiversità della flora che presentano. E la foresta per eccellenza è quella Amazzonica: per i principi attivi si attinge maggiormente a questa foresta che non si estende solo in Brasile ma in ben 8 paesi Sud Americani.

Gli alcaloidi vegetali sono una classe di composti con cui il nostro corpo risponde tempestivamente: il caffè è un alcaloide, molti veleni sono degli alcaloidi, come molti analgesici e antidolorifici.

Per curare la malaria gli indios utilizzavano un alcaloide derivato dalla corteccia della cincona: il chinino.

Il Brasile possiede uno dei più grandi giardini botanici naturali, e si ritiene che non si conosca ancora alla perfezione la composizione chimica di circa il 98% della foresta.

Gli indios furono i primi a scoprire le proprietà del ginko, e molti farmaci utilizzati contro i tumori sono degli alcaloidi. Per esempio il taxol, antitumorale per le ovaie, il principio attivo è derivato dagli aghi del Taxus brevifolia. Senza citare il guaranà, integratore naturale derivato da Paullinia cubana.

La Foresta Amazzonica che piano piano stiamo distruggendo è una vera farmacia ancora inesplorata che potrebbe dare delle risposte a numerose malattie. Dovremo guardare la foresta come gli Indios la guardavano: come cibo, medicamenti e materie prime per costruire un riparo, intagliare archi da caccia.